daaa geht die Post ab

03.09.2022

 

 

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da treffen sich aa paar Bunte!

 

herrl‘ich!

 

 

Die sagen’s gsund das

NO TAMARRI please!

und zwar von wurschtwoher und egalwie nicht!

 

 

Tamarro

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Tamarro è un termine gergale della lingua italiana usato per indicare un individuo rozzo, zoticone, caratterizzato da schemi comportamentali orientati a esibizionismo e ostentazione di cattivo gusto o comunque non stimabile,[1][2] il cui utilizzo assume spesso un’accezione ironico/sarcastica.[3]

Origine del termine[modifica | modifica wikitesto]

Di area dialettale meridionale,[4] deriva probabilmente dall‘arabo tammār (venditore di datteri[4][5]), nel XIX secolo nome popolare della vite selvatica.

Utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

Nel gergo giovanile è usato per indicare una categoria di giovani di ambo i sessi.[6][7] Le principali associazioni comportamentali che questo termine evoca riguardano l’aderenza a determinati modelli[8] (vestiario, convivenza, tipo di linguaggio,[9] forme di intrattenimento,[10] interessi) e al ceto o luogo di appartenenza o al tipo di veicolo guidato.[11] Viene definito tamarro una persona che si comporta ostentando troppo i suoi averi e le sue doti, senza umiltà.

Il termine viene utilizzato anche come aggettivo; in questo caso non si riferisce solo alle persone ma anche a cose (veicoli, vestiti, canzoni) associabili ai modelli di riferimento evocati dalla parola.

Varianti[modifica | modifica wikitesto]

Il termine è spesso associato con alcuni termini di carattere dialettale o comunque forme locali. Tali termini in realtà connotano varianti locali dello stereotipo che non coincidono strettamente. I termini dialettali e gergali comparabili sono molti: tarro,[12]zarro,[13] zamone[13] (voci di area prevalentemente settentrionale), gabibbo (termine della lingua ligure usato a Genova significante „straniero“ – dall’eritreo habib, „amico“ [venuto da lontano], – usato per indicare gli abitanti del Mezzogiorno), coatto, boro (utilizzati a Roma), birrocchiu (utilizzato a Terni) maraglio (bolognese), tarpano (abruzzese), zurro (molisano), cojar (Friulano), boaro (Veneto), bacan (Trentino), cuozzo (utilizzato nella città metropolitana di Napoli – città metropolitana die Napoli!! Uàu!), zambro (Brindisi), zanniero, grezzo (Foggia), cozzalo, zampo, zagno (barese), cozzaro (tarantino), grezzo e ricottaro[14] (in uso in provincia di Napoli e Bari), zambaro[15] (calabrese), zallo e mazzaro (leccesi), tascio,[16][17] gargio (palermitani), pignaloru (alcamesi), zallozaurdo (messinese), torpo (siracusano), zaurdu, cajordu e zambíru (in uso a Catania e provincia), zambro e zuefulu (in uso nell’area brindisina), gaggio, gaurro, solittu, sartizzu, masone, canguro e grezzo gabillo[18] (Sardegna), cuscio (nella zona del potentino), trappano (in diverse zone del Meridione), zanza o maranza (A Milano e in alcune zone della Lombardia)[19].

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

  • Nei testi di un’ironica canzone del 2003 del gruppo Elio e le Storie Tese, il termine viene utilizzato per indicare un manigoldo o un bullo che vuole perpetrare soprusi a danni di un singolo:
«Un tamarro dietro l’angolo voleva incularmi la Vespa / un tamarro dietro un altro angolo voleva incularmi la catenina.»
(Elio e le Storie Tese, Shpalman®, dall’album Cicciput)
  • Nella canzone degli Articolo 31, Il funkytarro, il termine „tamarro“ viene utilizzato per descrivere un determinato tipo di persona nel passaggio:
«Il tamarro è sempre in voga / perché non è di moda mai.»
(Articolo 31, Il funkytarro, dall’album Così com’è)

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

 

 

Diese RAUMFÜHLLOSEN Unterkriecher

im herrlichen, klangfreienden Naturraum Erdegewebe, pursten Dichtschönwahrfeinfühlspiel,

 

sind echt das Hinterletzte.

 

Daß sie HIER zu enden die Ehre haben,

macht restlos kühl.

 

_______________  völlig nahezu als Völlerei, echt.

 

 

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